giovedì 18 ottobre 2012

Capitolo 15

Pov. Edward:



- Che stai facendo? -  Domando esasperato dal fatto di sentire uno sguardo fisso su di me
- niente ti osservo. -
- Per quale motivo? - Domando stranito, è la prima volta che una persona mi dice apertamente che mi guarda dormire.
- Sei bello quando dormi...-
- Grazie anche tu - mormoro baciandole delicatamente la spalla
- e.... russi - cosa?!
- Io non russo! - Rispondo indignato, lo so per certo ecchecavolo, io non posso russare.
- Oh si che russi mio caro e sbuffi come un treno. Per niente sexy, devo dire - mormora tra se come se stesse pensando ad alta voce.
- Dovevo saperlo prima di dirti di si. - Il sorriso divertito le illumina il volto, mentre con il suo corpo sovrasta il mio, lo sguardo acceso da una luce particolare che la rende ancora più giovane di quello che è, non riesco a trattenermi, una mano scivola ad afferrare l'angolo del cuscino al mio fianco e senza darle il tempo di capire la colpisco, lasciandola a bocca aperta per il mio gesto infantile, una risata divertita risuona nell'aria e solo quando sento i miei occhi umidi m'accorgo che sono io che rido di gusto, vedendo Bella sdraiata sulle mie gambe, con il sedere scoperto dalla mia tshirt, lasciando il bella mostra dei microscopici slip di pizzo bianco.
Con il viso rosso e i capelli arruffati fa forza sulle braccia, sembra una leonessa,
- ma sei deficiente? -
Non rispondo, mi limito a tirarle addosso l'altro cuscino e questa volta la becco in faccia
- ok Cullen e guerra sia! -
Era da tanto che non mi divertivo così, semplicemente con una guerra con i cuscini, sembra essere tornati adolescenti, è questo che vuol dire essere innamorati?
Ennesimo colpo schivato da parte mia, mentre lei incassa ancora un altro, ci inseguiamo dentro e fuori dal letto guerra aperta senza esclusione di colpi.
Ritrovarsi a rincorrersi come bambini, ridere fino a non riuscire più a respirare e non fermarsi, fino a cadere stremati sul letto, abbracciati così stretti fino a voler essere una sola persona, gli occhi che scrutano le nostre anime, mentre i respiri si confondono con baci lenti e delicati, labbra che si accarezzano per poi dare spazio alle nostre lingue di giocare a rincorrersi. Si cercano, si toccano fino ad infiammare i nostri corpi in baci sempre più appassionati.
La bocca scivola sulla pelle, lenta ed affamata non trascura nemmeno un centimetro ed io mi ritrovo ad ansimare vergognosamente,
- Be…. Bella, sei… sei… mera…. vigliooo…ahhhhhhh saaaaa - parole disconnesse escono graffiate dalla mia voce roca per il piacere
Le sue labbra avvolgono dolcemente il mio membro, mentre con le mani segue linee immaginarie sulla mia pelle ormai accaldata da questo attacco inatteso. La lingua accarezza la mia lunghezza e le mie mani affondano in quei capelli setosi, quasi a cercare un appiglio prima di cadere in un vortice di piacere infinito nel momento in cui, come un'assetata cerca di abbeverarsi dalla mia stessa essenza.
Lo sguardo deciso, mentre con la punta della lingua sfiora le labbra rosse, s'abbassa per darmi un veloce bacio a stampo, per poi scivolare lentamente intorno alla mia erezione.
La sua carne bollente accarezza la mia pelle, mille scosse pervadono il mio corpo, mentre con le sue piccole mani porta in alto le mie, abbassandosi così tanto che i sui capelli solleticano il mio viso e quei piccoli capezzoli turgidi carezzano il mio petto. La bocca tortura divinamente il mio collo, mettendo in difficoltà ogni mio movimento. Baci si susseguono, sempre più voraci. Avide, le nostre lingue emulano il movimento dei nostri corpi in una danza sensualissima. Mi sembra di essere trasportato al di fuori del mio corpo.
Vedo Bella muoversi, suadente sopra di me, immobilizzato, non posso far altro che assecondare ogni suo movimento, anche se questo ritmo lento mi sta uccidendo. Punto i piedi al letto e spingo in alto bacino, nello stesso momento un gemito abbandona le sue labbra, sorrido divertito, la mia piccola provocatrice….
Abbasso il bacino, per lasciarle ancora un po' di comando e poi lo spingo nuovamente in alto, la testa buttata all'indietro, il respiro strozzato dai gemiti di piacere che le affollano la gola, una mano abbandona il mio braccio per affondare in quei fili di seta scura. Dondola, ansimante e bollente su di me, che rimango incantato a guardarla. Prova a parlare, più volte, ma la gola secca le fa morire le parole, solo versi e gemiti, provocanti mugolii che si trasmettono alla mia eccitazione. Sistemo con un po' di fatica un cuscino sotto di me, mi sento affondare in quella carne calda e bagnata ancora di più, e mi sembra maledettamente stretta.
- Che… stai…. facendo? - Domanda ansimando, incuriosita da questo mio gesto
- Fidati piccola. -
Afferro il suo fianco per tenerlo ancora più ancorato al mio bacino e affondo una, due, tre volte una mano risale verso il suo seno, mi aggrappo ad esso, lo stringo, tirando appena quel bottoncino che voglio tenere in bocca, assecondo questa mia voglia e la porto vicino a me, alle mie labbra, lo succhio ci gioco con la lingua per poi mordicchiarlo e tenderlo leggermente con i denti.
- Bella…piccola… - Vengo, appena prima della sua richiesta di non fermarmi e non mi fermo, continuo, come continua lei a muoversi su di me, sempre più veloce, sempre più a fondo, finché la vedo irrigidirsi ed accasciarsi su di me, il volto appoggiato alla mia spalla. E stiamo così, abbracciati per non so quanto tempo, finché non sento la sua risata solleticare il mio orecchio
- Perché ridi? - Domando incuriosito
- Perché all'inizio stavamo giocando a cuscinate come dei bambini e poi ci siamo trovati a fare l'amore come due ninfomani. - 

 ******************



- Forza pigrone è ora di alzarsi. - Neanche il tempo di assimilare l'ultima parola che le coperte vengono scaraventate lontano dal mio corpo. Alzo la testa, ancora mezzo addormentato e la figura di Bella già vestita mi ridesta in fretta.
- Dove stai andando? - Domando stranito, fino a mezz'ora fa ci stavamo rotolando tra le lenzuola ed ora è pronta per andarsene.
- Dove stiamo andando mio caro, - sorriso sadico sul viso e le mani ai fianchi non preannunciano nulla di buono. - Forza alzati dormiglione che non sei altro, è una splendida giornata per fare un po' di corsa. -
- Bella non puoi dire sul serio, non preferisci restare tutto il giorno in casa a coccolarci?- Soppesa la mie parole per un secondo prima di darmi una risposta.
 - Naaaaaa - risponde scuotendo leggermente la testa, ma quei fili ramati le accarezzano ugualmente l'ovale perfetto che è il suo volto.
- Ma dai tesoro, non puoi pretendere che un povero invalido si metta a fare jogging-
Il suo sopracciglio saetta verso l'alto mentre gli occhi a fessura mi osservano attentamente, cerco di sostenere il suo sguardo ma quando anche il suo piede prende a picchiettare sul pavimento inizio a temere per la mia salute, invece lei mi stupisce, con aria felina s'avvicina al letto e s'abbassa verso di me, ad un millimetro dal mio viso
- stanotte non mi hai dato l'impressione di essere così invalido!- Sussurra languida al mio orecchio  - be' sai com'è..... quello è un muscolo involontario-
- si, so com'è.... e so anche che se non ti alzi entro 3 secondi, dovremo rinunciare ad un bel po' di movimento per l'invalidità del tuo muscolo involontario. - 
Ok, dopo questa velata minaccia, mi è venuta proprio voglia di una bella corsetta.
Dopo mezz'ora sono pronto per la corsa, Bella comodamente seduta sul divano osserva il mio abbigliamento con aria critica,
- che c'è? - Domando stranito
- uhm… niente, ti preferisco con i jeans sai? - Come?! Questa non l'ho proprio capita.
- Ma non dovevamo andare a fare jogging? -
- Oggi è sabato mattina, giusto? -
- Ovviamente si, - rispondo titubante, chiedendomi cosa si sia fumata mentre dormivo, sicuramente qualcosa che s'è portata da casa visto che qui non ci sono sostanze dubbie.
- E non ti dice nulla che oggi sia Sabato e che quasi l'intera città sia già tappezzata di rosso? - Sorriso radioso e occhi che brillano di luce propria, assomiglia ad una bambina mentre dondola da un piede all'altro.
- Al momento no Bella, mi spiace. -
Il tempo di cambiarmi e ci ritroviamo in strada, ed effettivamente è vero, in ogni dove ci sono le bandierine dei Red Sox, inizio a capire cosa intendeva Bella.
Mi volto verso di lei e vedo che fruga nella sua borsa, finché raggiante non mi mostra due biglietti. Sono per la partita di oggi, la finale dei Red Sox .
- Ma come hai fatto a trovare questi biglietti? Sono praticamente introvabili - Il stupore nella mia voce si fa sentire forte e chiaro
- li avevo da un po'….. pensavo che questo fosse un buon modo per iniziare la nostra giornata. -
- E' un modo splendido, non poteva iniziare meglio - le mie labbra raggiungono la pelle delicata del suo collo per poi lasciare un dolce bacio.
- Edward, però prima dobbiamo passare da me, dovrei cambiarmi, non posso andare in giro con gli stessi vestiti di ieri.-
- Ogni tuo desiderio….. -
Con una passeggiata raggiungiamo il suo appartamento, e mentre io mi avvio, dopo non poche discussioni,  al piccolo bar per prenotare  la nostra colazione lei va al suo appartamento per cambiarsi. 
Sto mangiando tranquillamente una ciambella quando la sua voce, fintamente indignata mi fa voltare verso di lei,
- e meno male che dovevi aspettarmi! - Aria da cucciolo smarrito in cerca di un perdono che trovo subito non appena i suoi occhi incontrano i miei.
- Scusa! Prometto che la prossima volta ti aspetterò, ma avevo una fame da non vederci più. -
- Lo vedo, hai tutta la bocca sporca di zucchero a velo - sussurra appena prima di poggiare le sue labbra sulle mie e succhiare via tutta la polverina dolciastra.
- Dug, mi porteresti un cappuccino e un muffin? -

martedì 28 agosto 2012

Capitolo 15

Un bussare continuo blocca ogni movimento mentre le nostre teste scattano in direzione della porta. Il panico nei nostri occhi nel momento stesso in cui realizziamo la stessa cosa: la porta non è chiusa a chiave.
Con uno scatto degno di un velocista saltiamo giù dalla scrivania e, mentre Edward si piazza contro la porta per evitare che venga aperta, io cerco disperatamente il mio maglione, trovandolo appallottolato  ai piedi della poltrona. Cerchiamo di darci un contegno in modo da far entrare Mary senza destare sospetti, ma forse non siamo stati abbastanza convincenti, visto lo sguardo curioso che fa correre da me ad Edward.
Il corpo di Edward appoggiato allo stipite  della porta, rende difficile il mio compito di concentrarmi sui fogli che Mary, ostinatamente mi sta porgendo, alterata dal suo continuo osservarmi, le rivolgo la mia attenzione, senza perdere di vista ogni più piccolo movimento di mr Stronzo, una mano nasconde la sua splendida bocca tirabaci, ma non riesce a camuffare lo sguardo divertito che ha su di me.
Finisco di firmare i vari documenti con la speranza che Mary tenga la bocca chiusa, anche se non ha visto proprio niente e tornare alla mia discussione con Edward, quando la signorina alla mia sinistra, si avvicina al mio orecchio
- ehm…. Bella, la prossima volta taglia le etichette del maglione. - E con un sorriso enorme e l'occhiolino esce fuori dal mio ufficio, non prima di scoppiare a ridere davanti ad Edward
- scusate, che faccio, chiudo e dico che non ci sei o sei reperibile, Bella? -
Non riesco a credere alle mie orecchie, Mary mi guarda con un sorriso che le illumina lo sguardo, ed io non riesco a dire neanche una parola se non prendere il mio viso bollente tra le mani e cercare in qualche modo di smaterializzarmi da questa stanza
- Ok non vi preoccupate. - E con un occhiolino complice sparisce dalla nostra vita,
- bene, bene, bene, siamo di nuovo soli. Dov'eravamo rimasti? -  Le parole di Edward mi riportano alla realtà, il sorriso sul suo volto, lo sguardo caldo ed io che non mi sento più le gambe, per la grandissima figura di merda che abbiamo appena fatto, anzi che ho appena fatto.
Lo guardo non riuscendo bene a capire quello che intende ma lo vedo avvicinarsi, molto lentamente,  facendo scattare così un campanellino d'allarme da qualche parte del mio cervello, perché prima non ha suonato, perché?
- Non ci provare, pervertito che non sei altro, Mary è praticamente nella stanza affianco e per di più ci ha già beccato, vuoi peggiorare le cose? -
- No, tesoro, voglio solo riprendere da dove ci hanno interrotti. - non sta scherzando, accidenti, tutto di lui me lo fa capire.
- Edward ti prego lo vuoi capire che non si può fare qui? Per favore non essere il solito maniaco -
- Ah! e' così che la metti? Eppure quando prima mi sei praticamente saltata addosso, non mi sembrava che avevi tutte queste preoccupazioni. E comunque… è tardi, devo andare da Emmet, ci vediamo stasera a casa mia. - Mentre dice le ultime parole, avvicina la sua bocca alla mia, posso sentire il suo fiato caldo scontrarsi sulla mia pelle, brividi incessanti percorrono la mia schiena, assaporo l'attesa che precede il bacio, attendo  che le nostre labbra si uniscano. Riapro gli occhi, che non mi ero accorta di aver chiuso e lui è li, davanti a me che mi osserva con quel suo sguardo strafottente, il sorriso divertito gli illumina gli occhi rendendoli due smeraldi chiarissimi, le mani nelle tasche del jeans, l'immagine dello stronzo perfetto, del mio stronzo perfetto.
- A stasera piccola, non fare tardi! -  Un bacio delicato come una piuma accarezza la mia fronte, ed io mi accorgo che mi sto sempre più innamorando di quest'uomo!
Cerco la concentrazione necessaria a ridarmi un contegno e per prima cosa devo sistemare il maglione, come diavolo ho fatto ad essere così stupida da indossarlo al contrario, a dire il vero non capisco come abbiamo fatto a lasciarci andare così.
Ogni volta che esco dall'ufficio lo sguardo di Mary cade su di me mentre un sorrisetto divertito le increspa le labbra perfettamente laccate di rosso.
A metà mattinata, dopo l'ennesima occhiata, non riesco più a gestire la rabbia che mi sale dentro. Il dito preme sul quell'interruttore da me poco usato fino a questo momento
- Mary, subito da me. - Voce impostate nel tipico tono di chi non ammette repliche.
- Ascoltami bene, quello che succede all'interno di questo ufficio deve rimanere all'interno di queste mura, ci siamo?  Quello che vedi, o ciò che credi di vedere non deve oltrepassare quella porta - lo dico senza staccare lo sguardo dal suo, i suoi occhi mi osservano sgranati, quasi intimoriti per questo mio modo distaccato di pormi che sto usando in questo momento nei suoi confronti, ma adesso quello che mi preme non è tanto fare "l'amica" ma proteggere la mia privacy e lei deve capire che al primo sgarro è fuori senza troppi complimenti.
- Per cui, alla prima parola fuori posto che sento, al primo pettegolezzo che gira tra il personale, sappi che sarai licenziata senza troppi complimenti, ci siamo intesi? -
Con disinvoltura che non so nemmeno io da dove ho preso mi appoggio alla spalliera della poltrona e continuo a fissarla senza parlare, incrociando con naturalezza le mani sulla superficie lucida della scrivania.
- Mary, non ho capito la risposta. -
Sussulta sul posto, ha capito che non sto scherzando,
- ho capito Bella, non ti preoccupare. -
Le faccio cenno che può andare, ma una volta arrivata alla porta richiamo la sua attenzione
- scusa Mary, a che ora è arrivato Edward? -
- chi scusa? - un sorriso dolce le illumina il volto. Non parlerà!
- Ah! Bella? - i miei occhi scattano su di lei - hai imparato bene la lezione del comando. -
- Fuori! - Ma la risata divertita per questa piccola allusione incrina il tono autoritario che stavo usando con lei

 Pov Edward:




E' tutto il giorno che ripenso a Bella, ai suo baci infuocati, alle sue carezze, al suo corpo da favola, un pensiero fisso e costante che si trasmette automaticamente al mio amico qua sotto. Dire che quando sono arrivato da Emmet ero in condizioni pietose è un eufemismo, se n'è accorto anche lui.

*****
- Ciao Edward, come va? -
- Ciao Emmet, scusa il ritardo, ma sono venuto a piedi e…. ho avuto un piccolo contrattempo. -
Vedo il suo capoccione annuire per poi girarsi di spalle e sussultare ritmicamente. Provo a chiamarlo un paio di volte ma quando si gira è quasi irriconoscibile, il viso completamente rosso, gli occhi lucidi e una mano davanti alla bocca per evitare di ridermi in faccia
- ma che cazzo?! -
La risata di Emmet mi scoppia in faccia come un palloncino gonfiato troppo,  lo guardo sconvolto, chiedendo il perché di tutta quella ilarità, quando il vocione mi raggela il sangue
- uhm… E dimmi Edward questo… imprevisto era biondo o moro, magari castano con occhi da cerbiatto e, magari è qualcuno che conosci bene, tipo….. qualcuno con cui lavori, sbaglio? - Lo sguardo indagatore e fiero mi fa capire che non è poi così scemo come lo credevo.
- Mi spiace per te Edward, io lo scemo lo faccio, non lo sono. -
Provo ad ingoiare un paio di volte, ma ho la gola completamente secca.
- Emmet, come….? -
- ahahahahahahahah, Edward, ma veramente mi reputavi un'idiota totale impegnato soltanto a venerare il corpo da favola di tua cugina? Ho due occhi anche io ed ho visto come vi mangiate con lo sguardo, solo un cieco non si sarebbe accorto della strana elettricità che nasce dai vostri corpi. E poi… mio caro non sei venuto da solo, - lancia un'occhiata al cavallo dei mie pantaloni ed io non posso fare altro che imitarlo - hai portato con te anche il tuo amico, che a quanto pare è ancora sveglio dopo averla vista, dico bene? - Cazzo, dice bene si, ho fatto finta ma l'erezione che avevo con Bella ce l'ho ancora. Com'è possibile chiederete voi, semplice non riesco a toglierla dalla testa e, a dirla tutta non lo voglio nemmeno fare. L'energumeno di fronte a me continua a ridere
- hai finito di ragliare come un asino? Sono venuto qua perché mi fa un po' male la gamba e volevo sentire un tuo parere. -
- Dai rubacuori, fammi vedere, alzati quel pantalone e no, in quelle condizioni non te lo togli, non si sa mai che ti scappa fuori qualcosa. -
- Ma sarai imbecille?! -  un'occhiata e tutte e due ridiamo come due cretini.
*******
 Esco dalla doccia ed il caldo mi colpisce in viso. Mi sento tranquillo e rilassato, questa sera è molto importante ed è per questo che ho deciso di preparare una cenetta intima qui a casa mia, nessuno che ci disturberà e potremo parlare in santa pace.
Indosso la t-shirt dirigendomi in cucina per controllare il pesce nel forno, niente di troppo impegnativo, facile da cucinare e gustoso al palato. l'insalata aspetta solo di essere condita al'ultimo minuto ed il vino è in fresco.
Ricontrollo il tavolo apparecchiato per due, niente di troppo formale, ed è per questo che ho deciso di preparare nel tavolino da caffè, i cuscini a terra le uniche nostre sedute.
la musica si diffonde dolcemente nell'appartamento e la mia mente vola a lei, e non riesco a fermare la mia mano che è già volata a comporre un messaggio per lei, sul cellulare


non vedo l'ora di vederti! E.

 Con un certo imbarazzo mi rendo conto che assomiglio sempre di più ad un adolescente innamorato, ma sono contento e felice, è da tanto tempo che non provavo queste sensazioni. Prima di rimettere a posto il telefono compongo quel famoso numero che ormai conosco a memoria, sarà pure una cena informale ma lei è la mia regina e merita solo il meglio. Ho ancora tempo prima che arrivi, dopo aver spento il forno, mi fiondo fuori casa ho bisogno di un dolce ed una cheese cake al limone è ciò che ci vuole e poi il fioraio mi aspetta già.

 Pov Bella:


Giornata di lavoro conclusa brillantemente, finalmente a casa. Doccia, leggins, maglietta extralarge, sneakers  e sono pronta. Ultimo il mio look con una coda alta, chiavi e borsa e corro fuori da casa, rileggo i suoi messaggi mentre aspetto l'ascensore:

Cena a casa mia, 
niente d'impegnativo. E.

quindi tradotto nella lingua di noi donna equivale a: vestita bella comoda, per la mia gioia. Ma il secondo mi ha mandato letteralmente il cuore in aria,

non vedo l'ora di vederti! E.

Quante cose può racchiudere questa semplice frase? Tante, ed io voglio scoprirle una per una! Una volta sotto casa suono il citofono. Non chiede chi è, non dico chi sono. Nulla! Apre e basta ed io mi sbrigo all'interno. Una volta al suo piano, trovo la porta leggermente socchiusa, mi avvicino cauta e pronta per bussare, quando si apre all'improvviso e un enorme mazzo di rose rosse con al centro una bianca occupa il mio campo visivo, celando colui che lo tiene in mano.
- O mio Dio!  Edward, sono meravigliosi. -
Lentamente le rose scivolano verso il basso, lasciando spazio al sorriso più dolce e tenere che abbia mai visto in vita mia - solo il meglio per una per una persona speciale, la mia persona speciale. -
Le parole abbandonano quelle labbra disegnate sempre accompagnate da un sorriso, ma quegli occhi, quelle due gemme verdi sono scurite da una luce intensa ed avvolgente, nella quale mi perdo per un attimo, il tempo di mettere a fuoco le sue parole . Non è possibile!
- Sei stato tu a mandarmi le rose vero? -
- Ammetto di essere colpevole -
- E… ti sei divertito a vedermi così emozionata per quel regalo inatteso, vero? - Chiedo con un po' di sospetto mentre si allontana per far partire una canzone.


- Colpevole anche di questo - la sua timida risata mi fa vibrare le corde del mio cuore, l'emozione cresce mentre  delle piccole lacrime bagnano i miei occhi, s'avvicina e cerco di nascondere il mio viso tra le rose, aspiro profondamente il loro profumo quando la mano di Edward, delicatamente mi fa alzare il volto, l'intensità del suo sguardo mi toglie il respiro, cerco il modo di rimanere lucida e annaspo in cerca di aria. Note dolcissime ed avvolgenti prendono vita attorno a noi ed il mio fiato si fa sempre più corto, il cuore sembra voler scoppiare
- Sono delle rose stupende… -
- mai quanto te - il suo volto sempre più vicino al mio
- Perché mi avevi regalato quelle rose?- La mia domanda sussurrata appena
- Perché ti volevo come ti voglio ora! - Quelle parole calde, invitanti si scontrano con la mia pelle fresca, trasmettendomi brividi placati solo dalle sue labbra che affamate si nutrono delle mie. Non mi accorgo di aver lasciato andare i fiori, fino a quando mi ritrovo a stringere tra le dita i suoi capelli setosi, le sue braccia mi stringono a se mentre continuiamo a baciarci addossati alla porta d'ingresso, come due ragazzini alle prese con una tempesta ormonale.
Lentamente i nostri corpi si separano,  così come le nostre labbra e rimaniamo a fissarci finché un  timer suona
- è pronta la pappa tesoro, a tavola!- La voce di Edward è gioiosa, si dirige verso la cucina, mentre lo guardo attentamente, la maglietta bianca  segna perfettamente i muscoli della schiena e quei jeans…. avvolgono in modo provocante quel sedere sodo, da farmi venire voglia di pizzicarlo. Non mi trattengo, lo seguo e quando gli sono vicina allungo la mano e lascio sulla sua natica sinistra un piccolo pizzico che lo coglie di sorpresa facendolo saltare sul posto.
Si gira di scatto verso di me, che con le braccia dietro la schiena lo guardo con la miglior faccia da cucciolo che abbia mai fatto in vita mia
- Tu. Non. Sei. Normale. - Dichiara divertito puntando il suo indice verso di me
- mai detto di esserlo. - Affermo con le mani in alto e un sorriso sincero.
- ed è per questo che mi piaci. - Lo dice, guardandomi negli occhi mentre mi da un bacio sulla fronte e con tutta la tranquillità di questo mondo, sorride e scuote la testa come se fosse una cosa ovvia.
La cena è tranquilla e rilassata, qui seduti sui cuscini mentre mangiamo una fetta di cheese cake al limone la mia preferita
- Sai ancora non riesco a capire come hai fatto ad indovinare che questo è il mio dolce preferito -
- Ricordi che pensavo di aver perso, ma invece erano solo sepolti da strati di polvere. -
Blocco ogni movimento e lo guardo, aspettando che continui a parlare e lui lo fa
- Ricordo che quando eri più piccola e venivamo a casa vostra eravamo soliti portare una bella Cheese cake e tu diventavi matta solo a vederla, quella al limone poi, veniva divorata da te in un baleno. -
- Me le ricordo, se non sbaglio era tua madre che le preparava. E poi scusa di che ti lamenti, evidentemente erano talmente buone da essere irresistibili. -
- Si come eri irresistibile tu, con quei buffi occhialoni e le trecce, gli occhi ti si illuminavano e vivevano di vita propria. - Lo fisso a bocca aperta, non mi aspettavo una dichiarazione del genere da Edward
- ma se mi chiamavi Nessie, il mostro di Lock Ness -
- è vero. - Ammette ridendo, - ma è anche vero che i tuoi occhi mi sono sempre piaciuti ed ora che non porti più gli occhiali, sono ancora più belli. Adoro i tuoi occhi Bella, così sinceri e profondi, vorrei perdermi ogni volta che li guardo. -
Trattiene per un attimo il respiro prima di buttarlo fuori adagio, le sue mani corrono ad avvolgere le mie ancora appoggiate al tavolo. La sua pelle, liscia e calda,  manda  continue scosse alla mia, che s'irradiano in tutto il corpo, concentrandosi all'altezza del petto, facendo aumentare i battiti già accelerati del mio povero cuore.
- Ti chiedo una possibilità Bella, io e te…. All'inizio è vero, volevo solo venire a letto con te. Ma adesso… Voglio stare con te, sapere che sei mia come io sono tuo. - Spiazzata, ecco come mi sento! Certo sapevo che questa sera dovevamo affrontare la situazione ma… non credevo che Edward avrebbe preso lui l'iniziativa, è stato sorprendentemente sincero, non mi aspettavo che avrebbe ammesso il suo volermi portare a letto iniziale ma ora, guardando in quegli occhi limpidi posso sentire la veridicità delle sue parole e quelle vengono dal suo cuore.
- Si! - Grido in risposta e mi butto tra le sue braccia mentre ricopro il suo viso con i miei baci.

lunedì 13 agosto 2012

     Capitolo 14





Pov Edward
L'osservo mentre si alza e si guarda intorno alla ricerca dei suoi vestiti. Uno sguardo addolorato quasi deluso nei suoi occhi, faccio finta di nulla, lasciandole il suo tempo ma non perdendo neanche un piccolo movimento. Esce dalla stanza con una velocità tale da suggerirmi che  in effetti vorrebbe fuggire, mi alzo allarmato da quel pensiero. Perché dovrebbe scappare via? Abbiamo appena fatto l'amore ed è stato meraviglioso, non capisco. Privo di pudore per la mia nudità mi precipito fuori dalla camera, pronto alla sua ricerca, mi blocco davanti alla porta del bagno, dalla quale provengono dei borbottii.
Senza fare rumore appoggio l'orecchio alla superficie liscia del legno, parole sconnesse ed ovattate mi arrivano da dietro la porta. Non mi piace, no per niente!
non posso credere a ciò che sta pensando, non posso permettermi di perderla adesso che l'ho fatta mia.
Mi porto dietro le sue esili spalle, osservando il suo corpo attraverso lo specchio di fronte a noi. I suoi occhi abbassati, tristi mi fanno male al cuore, non resisto un attimo di più e la provoco, la sfido apertamente a dirmi in faccia quello che la sua testa matta le stava suggerendo.
Leggo stupore sul suo volto, non mi ha sentito entrare, l'imbarazzo è palpabile così come la forza che mi lega a lei. Non riesco a non pensare che vuole lasciarmi, non mi sembra possibile, deve essere tutto uno stupido scherzo, voglio giocarmi il tutto e per tutto, giocare sull'incertezza che leggo nei suoi occhi, nel suo corpo che inconsapevolmente freme al contatto con il mio. Ricordarle gli attimi che ci hanno visti complici ed amanti solo un momento fa e mentre le parlo con il cuore in mano, eccitandomi solo al ricordo di noi due uniti in un'unica anima, mi ritrovo a baciarla con tutta la passione ed il desiderio che ho.
Non riesco e non voglio resistere a questa sirena ammaliatrice, ogni cosa di lei è un richiamo per me, come ora che mi ritrovo quasi a divorarle quelle labbra di velluto, rosse come il peccato e dolci come il miele.
Annullo la mente, guidato dal cuore e da ciò che provo per lei la faccio mia nuovamente, con passione con ardore infinito, con amore. Perché mi rendo conto che con Bella non potrà mai essere una cosa senza senso, mi rendo conto che è lei che da senso alla mia vita. Mi rendo conto che la amo con tutto me stesso e che non permetterò a niente e nessuno di farla allontanare da me.

 
Pov. Bella

Non so per quanto tempo rimaniamo abbracciati, i respiri ormai calmi e i cuori che scandiscono lentamente il loro tempo. Le sue mani si muovono pigre lungo la mia schiena, disegnando ghirigori astratti mentre lo sento intonare una strana melodia.
Alzo la testa per poterlo osservare meglio e mi specchio in due smeraldi che osservano dolci il mio corpo dall'alto
- forse è meglio se ci vestiamo, tu che ne dici? -  La sua domanda mi coglie di sorpresa, sto così bene qua tra le sue braccia che ho non voglio muovermi per paura di spezzare questa strana bolla che ci circonda. Mi limito ad annuire, mentre le sue braccia circondano il mio corpo, tenendomi aggrappata a lui, mi conduce nuovamente nella sua stanza e con un piccolo bacio sul naso mi mette giù.
- Edward veramente…. - Non mi da tempo di finire la frase che lo vedo sparire oltre la porta per tornare due secondi dopo con un ammasso di stoffa tra le braccia
- i tuoi vestiti, o quel che ne rimane - il sorriso tenero che illumina il suo volto mentre lo dice mi fa venire voglia di baciarlo ancora, ancora e ancora.
Mi affaccio alla grande vetrata del salotto e rimango stupita quando m'accorgo che fuori è buio e tutte le luci della città sono accese. Mi perdo nella contemplazione di queste piccole gocce di luce che rischiarano il panorama come tante piccole stelle.
Un colpo di tosse discreto mi fa saltare sul posto, sposto lo sguardo e la sua immagine si riflette nel vetro dinnanzi a me, lentamente mi porto davanti a lui che osserva curioso ogni mio movimento.
- E' tardi, che ne dici se ordiniamo qualcosa da mangiare? -
Controllo l'orologio e mi accorgo con stupore che sono da poco passate le 22.30, santo cielo ho perso totalmente la cognizione del tempo da quando ho messo piede qua dentro.
Ormai ho una certa familiarità con il suo appartamento ma, mi ritrovo ugualmente a vagare per il salone, osservando curiosa ogni cosa, anche la più piccola. Ogni foto, ogni cd, ogni film in dvd passa in rassegna dai  miei occhi critici.
Un luccichio cattura la mia attenzione e come richiamata da un canto di sirena mi dirigo verso la fonte del mio interesse.
Quasi timorosa di poterlo rovinare, allungo una mano sfiorando per un solo istante quella superficie liscia, fredda, ogni mio movimento si riflette su di essa e sono quasi tentata di prenderlo dal suo piccolo piedistallo.
- Se vuoi un giorno t'insegno a suonarlo. - La voce di Edward arriva calda e roca alle mie spalle, mi volto di scatto, trovandolo molto più vicino di quanto avessi immaginato. Il suo sguardo è divertito e luminoso, - sei bellissima quando arrossisci - la sua mano fresca carezza dolcemente la mia guancia infuocata, segno che ormai il mio viso assomiglia molto ad un peperone.
- Sai, preferirei sentirti suonare piuttosto che imparare io. E poi… un uomo che sa suonare il sax…. lo trovo terribilmente sexy. - Accompagno le mie parole ad un sorriso divertito ed un piccolo occhiolino, ma posso notare come queste non siano passate inosservate a lui, i suoi occhi s'illuminano di una luce strana, una luce che non promette niente di buono o che al contrario promette molto.


***



 


La luce del giorno mi costringe ad aprire gli occhi, stordita mi guardo intorno ritrovando la familiare aria di casa. mi costringo a portare il mio corpo ancora addormentato sotto la doccia e nel momento in cui l'acqua tiepida sfiora la mia pelle le immagini di ieri sera invadono prepotenti la mia mente. Possibile che non sia stato tutto un sogno? Possibile che tutto ciò è successo veramente?
I baci, le carezze, il sesso, quelle sue parole piene d'amore e tutti quei gesti così dolci, disarmanti. Le chiacchiere seduti al tavolo con solo dei cartoni di pizza davanti, cose semplici che scaldano il cuore ma che lasciano l'amaro in bocca, niente è definito, ancora tutto aperto ad ogni possibile scenario, solo sesso senza altri fini o come m'è sembrato di capire una relazione seria? Non so cosa aspettarmi da quell'imprevedibile uomo.
Il suo "ci vediamo domani"  sussurrato a pochi millimetri dalla mia bocca,  sulla soglia di casa come un adolescente, ancora arde  sulla mia pelle con il suo carico di mille promesse. Non ha voluto sentire ragioni, doveva accompagnarmi a casa è stato irremovibile su questo punto e se devo dire la verità sono stata piacevolmente colpita da questo suo gesto. Ogni nostro gesto, anche il più piccolo, sembrava studiato nei minimi dettagli per tenere viva la fiamma che ardeva dentro di noi e che risplendeva nei nostri occhi.

*******

Finisco di  vestirmi, un maglioncino rosso ed una gonna nera, prendo la mia borsa e mi fiondo fuori dall'appartamento, neanche il tempo di mettere il piede per strada che subito il mio cellulare inizia a suonare, quando riesco a trovarlo in mezzo a questo labirinto che è la mia borsa ovviamente ha smesso. Sto per controllare chi fosse quando mi arriva un messaggio.

Sei in ritardo...
 come sempre.

il familiare numero del mittente mi fa balzare il cuore in gola ed un sorriso idiota nasce sul volto, non c'è storia, anche a distanza mi fa sempre questo effetto. Edward Cullen mi ha appena annunciato il suo ritorno all'hotel.
- Signorina Swan - il tono ossequioso, quasi di riverenza, con un sorriso falso come i soldi del monopoli, solo perché sono la figlia di uno dei padroni mi da il voltastomaco, che ci posso fare, non l'ho mai sopportata la nostra receptionist, Kate, ma purtroppo finora è stata impeccabile nel suo lavoro.
- Kate - poca confidenza e assoluto distacco, prima o poi capirà che non mi piace e la smetterà di fare la svenevole ogni volta?
Premo il tasto degli uffici e tre minuti dopo il dolce suono dell'ascensore mi avvisa di essere arrivata. Con passo di marcia, ma con sorriso idiota sulle labbra mi avvio nell'ufficio del direttore, non do peso alle parole di Mary. Appena varcata la soglia un intenso odore di dopobarba invade ogni mia cellula, Edward Cullen siede sull'angolo della scrivania, una gamba leggermente penzoloni viene mossa leggermente avanti ed indietro, la camicia bianca leggermente sbottonata sul petto fascia perfettamente il suo petto largo, quel petto che solo ieri sera ho potuto accarezzare più e più volte. I miei occhi vagano lungo la sua figura, soffermandosi sulle gambe toniche coperte da quel pantalone grigio che lo fascia perfettamente, ogni muscolo viene messo in risalto, senza esclusione di colpi specialmente per i miei poveri occhi sognanti; ed eccole lì le immagini di ieri notte che si ripresentano nella mia mente come un film a rallentatore, portando il mio corpo a reagire di conseguenza, sento il calore pervadere il mio volto, automaticamente mi avvicino a lui ma non riesco a fissargli gli occhi cosi che il mio sguardo vaga per l'ufficio.
Due dite mi sollevano delicatamente il viso finché il mio sguardo si scontra con due smeraldi lucenti che mi osservano con dolcezza e…amore.
Il volto leggermente piegato di lato, un sorriso dolce e lo sguardo intenso questo è Edward Cullen in tutto il suo splendore, questo è l'uomo che s'è impossessato del mio cuore.
Le sue mani avvolgono il mio viso mentre lo accompagna verso di se, un piccolo banalissimo bacio sulla fronte mette in serio dubbio la stabilità delle mie gambe. accidenti sono irrimediabilmente persa per lui.
- Che ci fai qui? - La mia voce un sussurro appena udibile
- Volevo vederti, non riuscivo ad aspettare questa sera. - Il sorriso sghembo, suo marchio di fabbrica, accompagna le sue parole, la lingua inumidisce le labbra facendomi capire appena in tempo i suoi intenti che, subito la sua bocca è sulla mia, ed è subito ossigeno puro. Non mi ero accorta di non respirare davvero da ieri sera quando mi ha salutato sotto casa.
- Ciao tesoro - la fronte poggiata alla mia, gli occhi che scrutano l'anima, forse alla ricerca di ripensamento che ora come ora non ce n'è.
- Ciao - il mio naso frega contro il suo collo assimilando quel suo profumo divino. Tutto di lui mi fa impazzire e infuocare tanto che devo buttargli le braccia al collo per potermi stringere al suo corpo e finalmente sentirmi a casa.
Ogni volta che sono tra le sue braccia perdo la cognizione del tempo, così che non so mai se dall'ultima volta che ho guardato distrattamente l'orologio, sono passati solo pochi minuti od ore.
- Allora che ci fai qua Edward, sei ancora in malattia se non sbaglio - il tono autoritario mentre pronuncio queste parole, scostandomi di poco dal suo corpo, ma tenendo sempre un contatto con lui.
- Te l'ho detto, mi mancavi, quindi ho unito l'utile al dilettevole, rivedo te, subito, e controllo l'albergo, non che non mi fidi, anzi hai fatto un ottimo lavoro fin'ora, ma volevo constatare con i miei occhi. - Il sorriso imbarazzato, tipico di un bambino appena scoperto a fare una marachella. Dovrei arrabbiarmi, dovrei urlare che non si fida del mio operato, dovrei sbatterlo fuori dall'ufficio e farlo scortare direttamente all'uscita, se non a casa sua, ma tutto ciò che riesco a farlo è un verso strozzato mentre nuovamente gli getto le braccia al collo con un impeto così improvviso da sbilanciarci all'indietro sulla scrivania, stupendoci entrambi per questo mio slancio di felicità e ridiamo, assieme, guardando l'uno negli occhi dell'altro e leggendovi mille e mille promesse.
Il fuoco che ci brucia nei nostri corpi prende il sopravvento sulla ragione, ed in n attimo ci troviamo accaldati ed ansimanti dopo una serie interminabile di baci appassionati. Con goffaggine cerchiamo di sistemarci al meglio sulla lucida superficie di legno, spostando, o meglio gettando questo e quello, giù dalla scrivania. Le sue mani vagano affamate sul mio corpo scivolando al di sotto del maglioncino tirandolo così sempre più su fino a sfilarlo e gettarlo non so dove, ogni movimento è accompagnato dalle sue labbra e dalla lingua che giocosa disegna ghirigori sulla mia pelle bollente.
Gemiti soffocati dalle sue labbra abbandonano le mie, mentre mi muovo su di lui incontrando la sua eccitazione. Come posseduta da non so quale demone, inizio a strusciarmi sempre più velocemente, le mutandine ormai fradice dai miei umori sfregano sulla mia intimità bagnata, mentre mani possenti artigliano i miei fianchi portandomi sempre più contro di lui.

giovedì 9 agosto 2012

Capitolo 13

La sua voce, roca e calda ripete come un mantra il mio nome mentre le labbra scivolano lungo la pelle del  collo e le mani accarezzano il mio corpo, mentre affondo le mie tra i suoi capelli.
Mi osserva, il verde incupito dal'eccitazione che pervade i nostri corpi, splendido l'unica parola che compare nella mente alla vista del suo volto illuminato da un sorriso sincero.
- Bella, sei… -
Non gli do tempo di finire la frase che incollo le mie labbra alle sue, allo stesso tempo intreccio le gambe dietro la sua schiena, un chiaro invito a non fermarsi e continuare.
- Ok tesoro, indietro non si torna. -
Lo sento muoversi sopra il mio corpo, la mia carne avvolge la sua eccitazione, mentre dolcemente la spinge dentro me, quasi avesse paura di farmi male. 
Sospiri affollano il mio orecchio. Si ferma il viso sulla mia spalla.
Occhi negli occhi, un perdersi dentro le nostre anime, un sorriso mentre con movimenti lenti, profondi ricomincia a spingersi dentro me, vado incontro alle sue spinte, quasi ne andasse della mia vita. Voglio sentirlo, ancora di più. 
Per anni ho sognato questo momento ed ultimamente è stato un sogno ricorrente tanto che ho quasi paura  che in verità stia dormendo.
Labbra tracciano scie bollenti lungo il collo mente le mani accarezzano le gambe, portandole sulle sue spalle.
Mi osserva come se fossi una pietanza prelibata e affamato si lecca le labbra, negli occhi la luce del desiderio, dell'eccitazione. Continua a spingersi in me con rinnovato vigore  e nello stesso tempo una sua mano va ad accarezzare la mia eccitazione già gonfia per lui, basto poco per farmi scoppiare in un orgasmo infinito, le mani artigliano il lenzuolo sotto di noi, volendolo quasi strappare. In ginocchio davanti, un sorriso felice sul volto mentre osserva il mio corpo attraversato dagli ultimi brividi
- sei bellissima! -
Inizia a muoversi con rinnovato vigore, una mano sulla mia intimità, intenta a stimolare ancora di più il mio clitoride già gonfio ed allo stremo, mentre l'altra accarezza con decisione ogni angolo del mio corpo che riesce a raggiungere, fino arrivare al mio seno. Lo palpa, lo stringe pizzica. Porta la bocca sul capezzolo per continuare la tortura con labbra e denti, aumentando così lo stato di deliro in cui mi trovo e mi ritrovo ad invocare anche la luna e le stelle oltre ad ogni santo presente in paradiso.
Si ferma ancora perso in me e punta il suo sguardo nel punto esatto in cui i nostri corpi sono ancora uniti. Movimenti lenti, profondi, si muove senza spostare gli occhi, sembra completamente rapito dalla vista della sua eccitazione che sprofonda in me.
Completamente esposta a lui, mi porto le mani sul volto sentendo l'imbarazzo pervadermi il corpo. Non dovrebbe essere questo il momento per diventare rossi, eppure il suo sguardo mi sta trasformando in un pomodoro.
- Lasciati ammirare, perché... in vita mia ….. - gli ansimispezzano la sua voce - non ho mai…visto nulla…di più erotico e bellissimo di noi che ci amiamo. -
Si piega e bacia dolcemente le mie labbra mentre si spinge ancora più in profondità, altre due spinte e porta indietro la testa, mentre un verso liberatorio risuona nell'aria, nello stesso tempo in cui s' abbandona alle scosse del suo orgasmo.
Lo stringo al mio petto, quasi con la paura che questo momento possa svanire come un bel sogno alle prime luci dell'alba.
Lo sento muoversi e mi sto già preparando a scappare da questo letto quando mi sento afferrare per i fianchi e trascinare verso il suo petto caldo, mentre le braccia mi avvolgono in un  abbraccio.
Le sue labbra sfiorano la fronte lucida, mentre mi stringe sempre più forte,
- non i scappi più Bella, mai più. -
Un timido sorriso, prende vita sulle mie labbra e mentre la mia mano viaggia lungo il suo petto, disegnando la linea dei suoi muscoli, mi stringo a lui aspirando profondamente il suo profumo.
Non so per quanto tempo rimaniamo così stretti l'uno all'altro, con la mia testa appoggiata al suo petto. Mi beo di questo momento di quiete, vagando con la mente in posti raggiungibili solo nei sogni.
La sua voce mi riporta alla realtà.
- Sai, la prima volta che ti ho visto - sposto la testa per poterlo guardare in faccia
- eri un mostro - lo dice guardandomi negli occhi, con tono serio anche se i suoi occhi sono dolci. - Ma i tuoi occhi sono stati sempre bellissimi. - Accompagna le ultime parole con un sorriso per poi accarezzare lentamente la forma dei miei occhi.
- Ah grazie!! prima mi paragoni a Nessie, il mostro di Lock Ness, poi a distanza di anni me lo vieni anche a ricordare? Beh sappi che per moltissimo tempo ti ho odiato per questo. - Un piccolo broncio increspa le mie labbra, più per non scoppiare a ridere che per lo spiacevole ricordo che ha evocato.
La sua risata si diffonde per la camera come la più soave delle melodie, le braccia forti a stringermi al suo petto caldo un bacio appena accennato tra i miei capelli, per poi spostarsi lungo il viso fino ad impossessarsi delle mie labbra, la sua lingua che lambisce la mia tanto da togliermi il fiato, per poi staccarsi ed osservarmi con il suo sorriso sghembo da presa per il culo
- Scusami amore ma non puoi negare che la prima volta che ti ho visto tra occhialoni ed apparecchio sembravi una coppia di ugly Betty, definirti mostro di Lock Ness era farti un complimento.-
Quasi non mi accorgo delle ultime parole che pronuncia, la mia attenzione s'è fermata all' "amore".


Lo guardo a bocca aperta, cercando di capire se pensa davvero ciò che ha detto oppure gli è scivolato via dalle labbra, senza rendersi conto, senza accorgersi dell'effetto che ha su di me. E' tranquillo e purtroppo non sembra essersi accorto di ciò che ha detto e questo mi fa capire solo una cosa, che per lui non sono altro che una della tante che gli ha scaldato il letto.
Lentamente mi allontano da lui e passo la mano tra i capelli aggrovigliati, con la morte nel cuore cerco con lo sguardo i miei vestiti e non troppo lontano dal letto vedo la mia camicetta, mi allungo leggermente per prenderla e senza guardare nella sua direzione la indosso. Mi alzo da quel letto che sembra urlarmi contro, ma in questo momento ho bisogno di prendere le distanze un attimo, di stare da sola e riflettere.
Edward osserva ogni mio movimento senza dire una parola, sembra quasi stia studiando ogni mia mossa. Afferro il resto dei vestiti e mi fiondo in bagno. Osservo il mio viso allo specchio, oltre al nido di rondini che ho sulla testa vedo solo una ragazza con due enormi occhi scuri e lucidi, un viso accaldato e le labbra rosse e gonfie per i baci scambiati. Rimango ad osservare la mia immagine allo specchio, senza vedermi veramente. Cosa diavolo mi è saltato in mente? Come ho potuto lasciarmi andare così, stupida che non sono altro. Devo dimenticare ogni attimo di questo pomeriggio, meglio fare un bel passo indietro, anche se è troppo tardi.
- Edward…. è, no così non va bene. Edward forse dobbiamo…No neanche così - prendo un bel respiro e fisso nuovamente la mia immagine. Che stupida che sono! Provare davanti lo specchio un discorso per tagliare i ponti con lui. Prendo un bel respiro
- Edward è meglio se dimentichiamo quello che è successo poco fa, è sbagliato e sicuramente fuori luogo visto che… -
- Dimmelo guardandomi in faccia Bella. -
La voce di Edward mi coglie di sorpresa facendomi sussultare, lo sguardo si alza automaticamente e lui è lì, dietro di me che mi osserva attraverso lo specchio, il torso nudo e i capelli ancora più scompigliati sono qualcosa d'incredibile da vedere, ma i suoi occhi… i suoi sono disarmanti, con una tristezza profonda che prima non c'era.
- Dimmelo mentre fissi i tuoi occhi nei miei. Ma devi essere convincente, mi devi dire che mentre mi guardi non vedi i nostri corpi uniti e le nostre mani intrecciate. Dimmi che non risenti l'eco dei nostri sospiri, - avvicina il suo corpo al mio e mantenendo un contatto visivo con i miei occhi, s'avvicina al mio orecchio per continuare a sussurrare con voce roca e calda il suo discorso. - Dimmelo Bella e tutto tra noi tornerà come prima di tutta questa pazzia che ci ha avvolti come una calda coperta. Dimmi che non senti ancora i brividi attraversati il corpo e l'anima se solo pensi a noi assieme, estasi pura in un piacere infinito. - La sua bocca sul mio collo ne segue il profilo, nello stesso momento le mani risalgono sui miei fianchi stringendomi a lui, affonda il viso tra i miei capelli, aspirando il profumo della mia pelle
- dimmelo Bella, ti prego e, prometto che poi ti lascerò in pace. -
Non ho tempo per rispondere che mi ritrovo a fissare il suo petto, le sue mani afferrano con più decisione i miei fianchi e sollevano il mio corpo fino a farmi sedere sul piano del lavandino. Le sue labbra sulle mie, fameliche chiedono un bacio che non posso e non voglio rifiutargli. Cosa mi è passato per la mente? Come potevo porre fine a questo festival dei sensi che ogni volta mi fa provare? Lo so che alla fine soffrirò ma adesso, più che mai, voglio potermi godere Edward per quanto più posso, al poi ci penserò più avanti.
La sua lingua reclama prepotente la mia finché non la trova, s'accarezzano in modo sensuale, trasmettendomi scosse al basso ventre. Può solo un bacio eccitarti da morire? Me lo sono sempre chiesta e non ero mai riuscita a darmi una risposta fino a questo momento.
Edward si fa largo tra le mie gambe mentre io mi stringo maggiormente a lui. Le mani risalgono a sfiorare il profilo del mio corpo su e giù finché non afferra i due lembi della camicia e li tira, piccoli tintinnii risuonano nell'aria, non me ne curo, presa dal piacevole assalto di Edward. la sua bocca scivola lungo il mio petto fino a trovare posto sul mio seno destro, i denti artigliano delicatamente il capezzolo ormai turgido giocandoci con la lingua e mandandomi fuori di testa.
- Ahhh - non riesco a fermare il piccoli gridolino di  sorpresa, quando improvvisamente affonda due dita in me. Non riesco a capire più nulla. la sua bocca sul seno, la mano dentro la mia intimità e l'altra che accarezza ogni parte che riesce a raggiungere. Lo sento in ogni angolo del mio corpo
- Pronta piccola? -  non mi da tempo di rispondere che sento riempirmi con la sua eccitazione, in profondità, spinge ritmicamente verso di me, mi ritrovo leggermente inclinata all'indietro sul piano,  le mie gambe circondano i suoi fianchi, le mani vagano sulle sue braccia, disegnando i muscoli contratti per lo sforzo di tenersi aggrappato al piano e non pesarmi addosso.
Mi ritrovo a gemere a voce alta senza vergogna e senza pudore, cerco come posso di andare incontro a quelle spinte profonde mentre il suo respiro mi provoca brividi lungo il collo. La sua voce roca ridotta in un sussurro
- dimmelo Bella… adesso!  Dimmi perché …volevi…finire …tutto…ahhh…questo -  
Mi stringo a lui ancora di più, quasi ne andasse della mia stessa vita. Aumenta il ritmo, nello steso momento in cui esplodo in un orgasmo profondo, che scuote ogni mia più piccola cellula
- Edwaaaaaardd - mi ritrovo ad urlare con tutta la forza che ho in corpo il suo nome mentre mi stringo a lui cercando di calmare i battiti impazziti del mio cuore e nello stesso momento anche lui viene sopraffatto dal suo orgasmo, intenso e potente quanto il mio
- Bellaaaaaaaa…Bella…Bella…Bella… - ripete il mio nome come una cantilena, mi stringe contro il suo corpo. siamo talmente vicini che posso sentire i nostri cuori battere all'unisono. Con dolcezza porta una ciocca di capelli ribelli dietro l'orecchio per poi lasciarmi una delicata serie di baci che partono dalla guancia per arrivare alle labbra, dove depone  due piccoli baci a stampo prima di fissare i suoi occhi nei miei.
- Adesso che ti ho preso non ti mollo più piccola. Sei mia, solo mia! - Dice dopo un momento che mi sembra infinito, mentre un dolce sorriso sghembo illumina il suo volto. Non riesco a non ricambiarlo e stanca appoggio la mia fronte al suo petto, lasciandomi dolcemente cullare dalle sue braccia e dalle sue carezze.

mercoledì 8 agosto 2012

Capitolo 12

 


Pov. Edward:
Ho sempre pensato di essere un ragazzo fortunato ed oggi lo posso gridare al mondo intero, insomma i soldi e, modestia a parte, la bellezza non mi sono mai mancati. L'ascendente sulle belle donne anche ma, per la prima volta in vita mia lo posso affermare con convinzione, dopo aver sfiorato la tragedia per un secondo. Tanto sarebbe bastato alla mia vita per cambiare per sempre, anzi per porvi fine e se mai ho dubitato che qualcuno da lassù ci guarda ora sono pienamente convinto che quel qualcuno ci aiuta e ha deciso di farmi tornare a Boston e farmi rincontrare il mio angelo salvatore.
Sono passati due mesi da quando è entrata nella mia camera d'ospedale come una furia assieme a mio fratello, bloccando ogni movimento davanti al mio letto. Ricordo come se fosse oggi i suoi occhi fissi su di me come a voler imprimere ogni minimo segno sul mio corpo, il suo petto alzarsi ed abbassarsi, boccate d'aria a riempire i polmoni mentre i denti torturavano le labbra morbide fino a farle sanguinare, lunghe calde lacrime rigarle quel volto pallido, mentre una mano straziava quei capelli setosi.
*****
Occhi negli occhi, in un muto comunicare, quasi non mi accorgo di mio fratello che s'affanna a controllare la mia salute, zampettando qua e là per verificare di persona e confrontarli con la cartelletta ai piedi del letto. Rispondo distratto alle varie domande di Jasper, ma non distolgo lo sguardo dal suo viso...una mano, quasi indecisa, s'avvicina alle coperte del letto e le stringe
 - Bella io... - Non mi lascia finire la frase che la ritrovo addosso, le sue braccia mi stringono a lei con fare possessivo, quasi avesse paura di perdermi e l'idea che questa paura l'ha accompagnata fino a questo momento inizia a farsi strada dentro me.
Immobile, mi beo di questo contatto. La mano libera affonda tra i suoi capelli setosi, così come il mio viso. Non so se Jasper è ancora qua con noi, non so se c'è qualcun altro, non so niente e non m'interessa di niente che non sia Bella e dal fatto che in questo momento è scossa da singhiozzi.
- Bella, io… Mi spiace… - Non so che dire, le parole mi muoiono in gola, l'unica cosa che le mie labbra riescono a pronunciare è un continuo - shhh- , mentre la cullo tra le mie braccia nel tentativo di calmarla.
Non so quanto tempo rimaniamo così e non m'interessa proprio, il silenzio ci circonda e la notte sembra abbia inghiottito qualsiasi cosa al di là della finestra, mentre assorto accarezzo quei capelli di useta. Un rumore improvviso mi fa distogliere lo sguardo, lentamente la testa si gira verso l'elemento di disturbo, non prima di ricontrollare Bella poggiata al mio petto, gli occhi chiusi ed il respiro regolare.
- Signor Cullen tutto bene? - La voce melliflua dell'infermiera mi dà il voltastomaco, l'osservo mentre controlla la flebo attaccata al mio braccio e noto il suo sguardo corrucciarsi mentre vaga tra me e Bella, - ah! Lei è ancora qua? - Il tono così differente da quello quasi riverenziale con cui si è rivolta a me, m'irrita terribilmente.
- Si, lei è ancora qua! - Neanche mi curo del tono sgarbato con il quale le ho risposto, mi sta facendo girare le palle e devo essere anche educato? Ma anche no!
La vedo prendere un bel respiro, forse per evitare di mandarmi a cagare subito, come se le converrebbe, - signor Cullen, questo non è di certo l'orario di visite e… la sua amichetta qua presente non può stare certamente qui, non ha una casa dove andare? E poi… - molto probabilmente ho smesso di seguire il suo discorso alla parola "amichetta", perché mi suona terribilmente sbagliato il modo in cui l'ha detto, come se le avesse dato della poco di buono? La interrompo prima che possa anche solo dire qualcos'altro contro il mio angelo, 
- senta non ho voglia di fare discussioni, lei rimane qua. E' una camera singola, elargisco generose offerte a questo ospedale e se ha paura di cosa possa dire il dottore di turno, beh possiamo sempre sentire l'opinione di mio fratello, sono sicuro che sia molto disponibile a darcela. -
Una volta assicurato che la zitellaccia è fuori dalle scatole, mi perdo a guardare la splendida creatura tra le mie braccia, stringe la mia maglia come se avesse paura che potessi sparire da un momento all'altro.
Lascio piccoli baci, delicati come carezze, tra quei capelli che profumano di vaniglia
- Edward… - La sua voce così sicura, così forte. Che stupido che sono stato, l'ho svegliata con il mio starle troppo addosso, blocco ogni muscolo aspettando una sua qualsiasi reazione, ma continua a dormire.
Dorme e sogna…me.
Annaspo in cerca d'aria, eppure sto respirando, ma allora cos'è questa strana sensazione che mi cresce dentro?
- Edward…non andare mai via…mai! - Un sussurro il suo, ma che mi arriva forte e chiaro come una richiesta d'aiuto. Un sorriso mi spunta sulle labbra, mentre le bacio sulla fronte,
- mai piccola, te lo giuro! - E la mia è una promessa, a me che la sto facendo e a lei che viaggia tranquilla nel mondo dei sogni



Afferro il cellulare e le cuffie, ringrazio il cielo che ho l'abitudine di portarle sempre con me, accendo la radio e la canzone non poteva essere più indicata per questo momento solo nostro, avvio la registrazione e la riascolto una, due, tre volte fino a quando le parole non s'imprimono a fuoco dentro di me, fino a quando non posso negare la verità di quelle parole che esprimono ciò che sento.

*****

Mi ritrovo a contemplare la vista sull'oceano, mentre il tramonto sta prendendo il posto del giorno. Il suo viso riappare tra i miei pensiero, bellissimo preoccupato e con gli occhi gonfi per aver dormito un po’ troppo. Giuro che in vita mia non ho mai trovato una persona, una donna più attraente di Bella, anche così con i capelli arruffati ed  il trucco leggermente sbavato.
Due mesi che sono bloccato nel mio appartamento, all'inizio avevo pensato di andare in hotel, ma i lavori di ristrutturazione ormai erano finiti e il mio dottore, alias mio fratello, ha ordinato riposo assoluto, quindi che fare? Non potevo mollare tutto e far tornare Charlie, dovevo assolutamente inventarmi qualcosa e l'ho avuta  dopo due giorni dall'incidente
*****
Per l'ennesima volta controllo l'ora nel cellulare, è passato solo un minuto dall'ultima volta che ho guardato. Per quel che mi consente il mio ginocchio malconcio cambio leggermente la mia posizione, quel tanto che basta per afferrare gli auricolari e riascoltare per l'ennesima  volta quella canzone. Volume basso, per non perdermi i movimenti del reparto, chiudo gli occhi e mi lascio rapire, la testa segue il ritmo della musica e i pensieri viaggiano
- Buongiorno Edward, oh….- Per arrivare a lei. La voce squillate mi arriva direttamente al cuore, gli occhi si aprono per incontrare due gocce di cioccolato, che mi sorridono timidi,
- scusa ti ho disturbato, stavi riposando? -
- No, tranquilla, sentivo un po’ di musica. - Confesso riponendo nel cassetto del comodino cellulare e auricolari.
- Ok, - sussurra timida mentre avanza lentamente, lo sguardo abbassato e le guance leggermente tinte di rosso.
Secondi, minuti, ore, quanto tempo rimaniamo immobili senza dire nulla io guardo lei mentre lei guarda fuori dalla finestra, prendo un bel respiro e decido di rompere questo silenzio
- Mi fa piacere che sei venuta a trovarmi… -
- Ti ho portato dei documenti da firmare … -
Parliamo nello stesso istante, ed il sorriso nasce sui nostri visi.
- Come dicevo, ti ho portato dei documenti da firmare - continua dopo il mio invito - scusami non avrei dovuto stressarti qua in ospedale, ma ci vuole la tua firma, per le altre cose non ti preoccupare le ho sistemate io. -
Sicuramente la mia espressione chiede spiegazioni, sorride Bella, toccandosi il naso come se avesse combinato una marachella - scusa -
Una risata sincera prende vita nel mio petto, mi sento leggero.
- Sai, mi domandavo come mai ieri non ti ho vista, adesso ho capito,sei stata bloccata in ufficio? -
- Ehm… veramente no, sono andata….all'università…perrinviarelamialaurea- confida tutto in un fiato ed io non posso credere a quello che ho sentito, anzi spero proprio di aver capito male,
- scusa? Non puoi rinunciare alla laurea -
- Beh tu sei qui e ne avrai per almeno due mesi, io avrei dovuto laurearmi tra poco, non ho detto che non lo farò, ho semplicemente spostato la data a quando la situazione sarà tranquilla. -  La sua voce è sicura ed il suo sguardo determinato. Mettiamola alla prova al posto mio.

*****
Le  18.30 tra poco sarà qua, cerco inutilmente di calmare il battito del mio cuore, non sono sicuro di riuscirci, sono ormai due mesi che ho rinunciato, mi siedo sul divano, faccio appena in tempo ad afferrare il libro che sento le chiavi aprire la porta.

Pov. Bella.

Sono appena uscita dall'ufficio e mi dirigo verso la hall, voglio essere fuori di qua il più presto possibile, ed è strano per me visto che ho sempre adorato questo posto, ma da quando ho preso in mano un po’ le redini mi sento soffocare.
Tutti che si rivolgono a me, tutti che non sanno neanche muovere un dito se non mi chiedono prima il permesso… non mi piace questo metodo, che ci fanno dei responsabili di settore se poi non fanno il loro lavoro? Ne dovrò parlare con Edward.
Mi basta pensare  a lui che il cuore inizia a fare capriole, neanche fosse un acrobata del circo!
Controllo nuovamente l'orologio le 17.45, bene ho il tempo di fare un po’ di spesa ed arrivare da lui per preparargli la cena, anche se ancora non ho capito perché ha preferito stare a casa sua invece che qua in hotel nella suite che usa abitualmente quando soggiorna qui.

*****
Una voce mi costringe a bloccare la mia marcia verso il supermercato.
- Ciao Bella, come va? -
- Emmet?! E' successo qualcosa? - Non so perché ma questa chiacchierata mi mette in allarme.
- No tranquilla, tutto bene, solo che volevo chiederti se oggi hai visto Edward, volevo sapere come stava e se adesso ha ripreso a fare jogging normalmente. -
Lo fisso inebetita, cercando di assimilare quello che realmente sta dicendo,
- ma cosa…come…che stai dicendo? -
L'imbarazzo negli occhi grandi e scuri che mi osservano stupiti, - scusami Bella, io pensavo che ti aveva informata, mi dispiace….ti prego…fai… come se non ti avessi detto nulla…per favore.-
Un sorriso sarcastico si disegna sulle mie labbra, - da quanto tempo va avanti questa storia? -
- Da un paio di settimane… perché, che vuoi fare? - Domanda quasi timoroso.
- Niente di che Em, non ti preoccupare. Ora vado… ci sentiamo. -
Complimenti Edward, mi hai preso per i fondelli per due settimane, preparati perché sto arrivando e non la passerai tanto liscia.

*****

Senza nemmeno suonare, come se fossi la padrona, entro in casa.
Prendo un bel respiro prima di cercare quello stronzo.
Con passo felpato mi porto nel salone, eccolo là seduto di spalle sul suo divano di pelle, il torso nudo ed i capelli sembrano ancora umidi, molto probabilmente ha da poco finito la doccia. Mi avvicino osservando con attenzione, vicino a lui nemmeno l'ombra delle stampelle, che sono comodamente appoggiate vicino alla finestra che da sulla veranda, mi chiedo come può essere arrivato fin qui, visto che ogni giorno si lamenta che non riesce a camminare senza un sostegno.
Emmet ha ragione, se solo ho avuto un piccolo dubbio di ciò che ha detto, ora so che ha perfettamente ragione.
A piedi scalzi mi avvicino a lui, che sembra non essersi accorto della mia presenza, un'occhiata oltre le spalle e mi accorgo con sommo piacere che è intento nella lettura di un libro…. al contrario.
- Ciao, che fai? -
- Niente di che….leggevo - un sorriso storto e ammaliatore si disegna sulle labbra, mentre abbassa i libro.
- Ah! E…. la fisioterapia….come va? -
- Hai portato i documenti che ti ho chiesto? -
- Edward…lo sai che non si risponde ad una domanda con un'altra, allora? -
-  La fisioterapia….va…bene, perché? - Il tono sospettoso, mentre mi avvicino, con finta indifferenza alle stampelle.
- Sai mi stavo chiedendo come mai queste sono qui, così lontano da te che poverino non riesci a muoverti. - Sfioro con le dita quel bastone duro, freddo, mentre lo fisso negli occhi, non sposto la mia mano che continua imperterrita nel suo movimento su…giù, su…giù,  lenta, con solo due dita.
I suoi occhi fissi sul movimento della mia mano, il pomo d'Adamo che imita il movimento.
Mi siedo accanto a lui, senza togliere il contatto dei nostri occhi, - allora, mi dici come va la fisioterapia? -
- Bene… bene… tra un po’ potrei ricominciare a camminare senza bastoni -
- certo e magari…potresti ricominciare a fare jogging, giusto? - Voce calda, impostata, mentre continuo distrattamente a sfiorare quel bastone.
- Si -
- e.. quanti km hai fatto oggi? - Sfuggo il suo sguardo, come se non m'interessasse ciò che gli ho chiesto.
- Solo un paio perché? - Fregato!
- Brutto stronzo che non sei altro, sei un fottuto bastardo, un imbecille vestito da adulto ma con il cervello grande come una nocciolina - sbraito senza controllo, incazzata nera per il suo comportamento incosciente.
- Ma che ti prende Bella, che ho… porca miseria… -
- Bene vedo che ci sei arrivato da solo, credevi che non l'avrei mai scoperto? Peccato, hai fatto male i tuoi calcoli, l'ho scoperto eccome. -
Ride, io sono qui, incazzata nera e lui ride non è normale, l'ho sempre detto io e purtroppo l'incidente ha peggiorato ciò che già era
- sai che sei veramente bella e sexy quando sei arrabbiata? - Il sorriso sghembo accompagna le sue parole, ma.. ci sta provando? Non può essere, anche se i suoi occhi seguono il mio corpo, soffermandosi sul bottone della camicetta che lascia intravedere l'incavo tra i miei seni. La lingua ad inumidire quelle labbra perfette, mentre s'avvicina a me.
- Ma sei un deficiente, un imbecille un emerito coglione, un... un.. un..- cerco di prendere tempo ma, le sue labbra decise contro le mie in una serie di interminabili baci mi bloccano il fiato. S'allontana leggermente, guardandomi negli occhi con quel suo solito sorriso del cazzo e non posso fare a meno di pensare che si sta prendendo gioco di me.
- Brutto figlio di....- ancora una volta non riesco a finire la frase, le sue labbra si rimpossessano delle mie in un altro lungo bacio capace di trasmettere brividi che nascono dal mio basso ventre per raggiungere ogni parte del mio corpo, s'allontana ancora, mentre io respiro profondamente cercando di rallentare il battito impazzito del mio cuore
- ma... sei... impazzito? Insomma Edward che..-
- Cazzo Swan! - sbuffa spazientito - devo andare avanti ancora per molto prima di farti capire che devi stare zitta e baciarmi - 
- Eh?! Tu non stai bene, è sicuro. - Mi alzo dal divano ma la sua mano artigliata al mio polso mi riporta contro il suo petto,
- parli troppo. - Un sussurro sulle mie labbra. Mani calde accarezzano il mio corpo, sfiorandomi leggere come piume, la camicia tirata verso l'alto per poter raggiungere ogni lembo di pelle.
Le labbra chiedono fameliche di essere assecondate in un bacio che di casto non ha nulla, così diverso da tutti gli altri che ci siamo scambiati, un bacio che promette un seguito. La sua lingua a seguirne i contorni prima di chiedere prepotente il permesso. Cerca... trova... lecca... succhia... morde.
Le dita artigliano i miei fianchi portandomi ancora di più contro il suo corpo, mentre le mie mani vagano sulle sue braccia disegnando il profilo di quei muscoli contratti che mi stringono a lui.
Le labbra abbandonano le mie e la punta della sua lingua disegna la lunghezza del mio collo, lentamente arriva alla clavicola per poi tornare indietro, i denti sfiorano la mia pelle accaldata mentre un flebile gemito scivola tra le mie labbra quando un mio capezzolo viene risucchiato nella sua bocca.

Pov Edward

Le sue labbra gonfie per i troppi baci sono leggermente aperte in cerca d'aria. Quelle due pozze scure mi osservano in attesa.
Sorrido, per questa situazione così intima e… perfetta mentre intrufolo una mano sotto la gonna, accarezzando la pelle liscia afferro la sua gamba portandola al mio fianco, in modo che Bella sia seduta su di me.
Continuo ad accarezzare le sue gambe risalendo verso la schiena mentre lei si dedica al mio collo.
Mi stacco da lei, dal suo corpo accaldato per osservarla negli occhi, prima di eliminare quel pezzo di stoffa, cerco anche solo un piccolo segno di indecisione e mi fermerei subito, anche se questo vorrebbe dire morire dentro Non lo trovo, due pozze scure che mi osservano rapiti, mentre apro quei piccoli bottoncini, quasi strappandoli.
Trattengo il fiato estasiato dalla vista di un reggiseno bianco con piccoli inserti in pizzo che abbraccia il suo seno valorizzando le sue rotondità. Accarezzo il suo ventre piatto fino a risalire con il pollice sotto il suo reggiseno, ne seguo la forma, disegnando linee immaginarie mentre sposto poco per volta quell'ormai inutile indumento.
Con una mano tiro, strizzo, accarezzo quel piccolo bottoncino che esplode al mio tocco, mentre l'altro, lo risucchio avidamente quasi come se ne dipendesse la mia vita, la lingua titilla quella piccola erezione e nello stesso momento un gemito arriva caldo al mio orecchio nell'istante in cui stringono quel corpo sinuoso che cerca un contatto più profondo. Questo movimento ha il potere di farmi riprendere un po’ di lucidità, mi alzo, la nostra prima volta non può essere su un divano, quasi in imbarazzo afferra la mano che le sto porgendo ed io la colgo di sorpresa attirandola su di me.
La bacio, prima di prenderla in braccio e dirigermi verso la mia camera, la adagio sul letto il mio corpo la sovrasta senza pesarle continuiamo ad accarezzarci ma gli indumenti risultano ormai di troppo, lentamente faccio scivolare la cerniera della gonna che faccio scivolare verso il basso.
Con la mano seguo la linea delle sue gambe ed un sorriso mi accende il viso prima di abbassarmi per poter baciare quella pelle di pesco, con lentezza  assaggio ogni minimo centimetro risalendo verso il suo interno lasciando lievi morsi seguiti da baci,
- sei bellissima! - Soffio sulla sua pelle. Piccoli brividi la ricoprono, lente le mie dita seguono il profilo delle culottes che ancora celano la sua intimità bagnata, eppure…non abbiamo fatto ancora nulla. Alzo il mio sguardo e vedo il suo volto esprimere il piacere per queste coccole, le labbra aperte in una muta "o", osserva il mio volto avvicinarsi a lei, alla sua intimità. Con il naso seguo una linea verso il centro del suo piacere, percorro il profilo del suo inguine e l'indice accarezza quella pelle ancora coperta. Sposto di poco quel pezzetto di stoffa per poi accarezzare con la punta della lingua le sue pieghe intime, già bagnate dai suoi umori. Un gemito più forte raggiunge le mie orecchie nello stesso momento in cui affondo la lingua raccogliendo la sua essenza, con piccole leccatine che timide vanno ad accarezzare il suo clitoride per poi fuggire subito dopo. Soffi alternati a piccoli baci sulla sua intimità, mentre un dito la penetra delicatamente.
Le mani stringono le lenzuola, quasi a volerle strappare, gemiti di piacere riempiono l'aria intorno a noi, incitandomi a darle di più. Artiglio le culottes per farle sparire dalla mia vista quando scivola da sotto il mio corpo per poi inginocchiarsi sul letto con sguardo di sfida porta le mano dietro la schiena per sganciare il reggiseno, con calma estenuante fa scivolare una spallina alla volta, osservo ogni suo movimento cercando di capire cosa sia successo un attimo prima era sotto di me, quello dopo mi provoca togliendosi il reggiseno. Sto ancora cercando di capire ciò che le frulla nella sua testa matta quando si sdraia e lentamente sfila le culottes, dandomi la possibilità 'intravedere la sua intimità liscia e nuda.
Inginocchiata sul materasso, mi spinge lentamente all'indietro, un sorriso divertito sulle labbra mentre fa scivolare lentamente la sua mano lungo il mio petto, afferro il suo polso portandola su di me mentre le mie labbra s'incollano alle sue, una mano accarezza quei fianchi tondi mentre l'altra affonda in quel mare castano. Con un piccolo movimento inverto le posizioni, sorrido a vedere il suo piccolo broncio, mentre allaccio le mie mani alle sue e le porto in alto
- fai da brava -
- no - sussurra cercando di divincolarsi da me
- fai da brava -
- noooooo -
Le mie labbra s'avvicinano, un si appena soffiato sulle sue, prima che si uniscano in un bacio lento, intenso… un dolce abbracciarsi e cercarsi delle nostre lingue, la destra disegna il profilo del suo seno e nello stesso momento la mia bocca divora il suo collo.